Cultura digitale e false credenze: una riflessione su comunicazione, web e digital PR.
Come sempre ce la dobbiamo la riflessione alla base della cultura digitale, soprattutto se siamo professionisti che vogliono competere in questo mercato e non accontentarsi di ciò che arriva. Una questione di scelte e di essere #consapevolmenteconnessi tra dati, persone e contesto.
Ti invito a seguirmi sulle storie di Instagram per approfondire questa tematica e per confrontarci sugli esercizi che ti suggerirò. Ti aspetto, come sempre, perché per te ci sono!
Per essere #consapevolmenteconnessi dobbiamo riconoscere le false credenze digitali che ci raccontiamo e rafforzare la nostra Cultura digitale
Se preferisci puoi ascoltare il podcast a questo link
Quante volte avete sentito queste frasi: “a me non interessa essere tanto presente sul web e sui social. Nel mio lavoro non serve essere presente sul web e sui social, i criteri di scelta sono altri. Io sono una persona riservata e dunque non posto, non ho tutto quel tempo e quel bisogno di mostrarmi”. E poi, vediamo quelle stesse persone che fanno ricerche e analisi sui profili professionali degli altri; che commentano ciò che postano gli altri con pre-giudizi altissimi. Quelle stesse persone che magari affermano “a me piace il dialogo in presenza, ascoltare attivamente” e nel mentre che sono con voi messaggiano ininterrottamente e stanno sempre con il telefono in mano.
E’ sempre questione di coerenza, di parole, gesti e interazioni che rivelano ciò che siamo e come siamo nella nostra reale essenza.
E ancora, pensiamo di essere seduti in un ristorante e goderci amabilmente la compagnia dell’altr* (mmm forse voi, se l’atr* nel frattempo sta giudicando ciò che avviene nel tavolo acconto). “Se non la smettono di farsi foto mi alzo e gliene dico quattro” e tu trasali sulla sedia e dici “Scusa?!” e ti chiedi con quale strana idea di sentirsi migliori una persona penserebbe di fare questa cosa.
C’è un punto di analisi da cui ognuno di noi dovrebbe partire: il contesto
Il tuo contesto non è il mio; la tua idea è diversa dalla mia; il tuo comportamento non è migliore del mio (se non viola diritti e doveri). Ognuno è libero di esprimersi come meglio crede. Si chiama libertà di espressione, e va tutelata. Perché ti senti migliore di un altr*? E se vivessero in un ambiente di fotografi? E se fossero loro stessi fotografi o video maker? e se il loro confronto con la realtà fosse attraverso la vista?
Ma ancora “Io non posto cose mie private, né foto dei miei figli, perché non ritengo sia una cosa interessante ai fini professionali”. Brav* è un’ottima scelta se ti fa stare bene. Ma se poi vai a giudicare, leggere costantemente e parlare di ciò che postano gli altri, mi chiedo … E ancora, dato che la comunicazione ha sempre un obiettivo, perché lo stai dicendo in questo momento? E’ per sottolineare che io faccio questa cosa e che non è corretta nel tuo modo di vedere? Perché il mio pensiero è diverso dal tuo: io credo che un professionista sia innanzitutto una persona a tutto tondo e che se ti fa crescere è grazie al suo percorso completo non solo in base ai propri studi. Non basta conoscere tutte le tecniche, i gesti, le parole, le azioni ti mostrano esattamente ciò che sei e come sei.
L’incoerenza tra cosa penso e come mi comporto dice tutto, comprese le false credenze digitali
Oggettivazione, osservatore imparziale, ascoltatore senza giudizio sono tutte tematiche bellissime che vanno allenate molto, ma ciò che sei rimane, se non ha un lungo lavoro di consapevolezza dietro di sé. Attenzione a pensare di sapere tutto e di vivere con le proprie credenze, cercando costantemente conferma di questo. Troverete le conferme, ma non sarà lo scenario che i dati (oggettivi) ci raccontano.
“Non mi interessa essere seguit*, nel mio settore questo non funziona, non porta lavoro”, è una frase che forse ti permette di nascondere la paura del confronto e di vedere se saresti seguit* o meno? Se verresti chiamat* o meno? Perché altrimenti non generalizzeresti, ma diresti “A discapito di ciò che sta avvenendo in questo mercato, preferisco non esserci”. Qui la scelta è chiara, ma a questo punto dovrebbe anche evitare di “controllare, analizzare, vivisezionare ogni profilo altrui”, visto che “nel tuo settore non conta”.
Non possiamo basare le dinamiche del mondo sul nostro microcosmo, dobbiamo imparare a prendere coscienza di noi, delle nostre paure e di ciò che avviene attraverso i dati oggettivi. Dobbiamo uscire dalla nostra area di comfort e confrontarci, solo così riusciremo ad aumentare il nostro valore.
Nuove abitudini e nuovi modelli comunicativi per evitare le false credenze digitali
False credenze digitali che ci raccontiamo. Il progresso non si ferma. Anche la candela emana luce, ma a casa hai deciso di utilizzare i LED, dunque stai abbracciando l’evoluzione. Ma questo è solo un piccolo esempio di come, a volte, rischiamo di essere incoerenti con certe affermazioni e certi comportamenti.
Impariamo ad osservare e ascoltare, senza giudizio, ma consapevolmente connessi tra dati, persone e cambiamenti, magari riflettendo su “Realtà o finzione sociale?”. Questi concetti li ho affrontati nel mio libro “Ufficio stampa e digital PR la nuova comunicazione” Hoepli nelle pagg 3,4 e 5 e se ti va ci possiamo confrontare.
Ti lascio però con tre esercizi che potresti fare se ti va di metterti in gioco e per allenare la tua comunicazione e un nuovo punto di osservazione per le tue relazioni.
Tre esercizi che mi piacerebbe condividere con te. Alleniamoci insieme #consapevolmenteconnessi
Prendi tre fogli e in ciascun foglio segna il tuo esercizio. Alla fine di tutto rileggi e cerca di creare delle relazioni tra i tre argomenti. Se ti vengono in mente delle persone, segnale, saranno sicuramente delle relazioni significative.
- Osserviamo: (verso l’esterno) cosa accade attorno a noi mentre siamo in fila ad aspettare? Quando saliamo su un autobus o un treno? Quando siamo in aereoporto? Al bar mentre aspettiamo il caffé? Cosa fanno le persone? Come si comportano? Che relazioni hanno instaurato tra loro? Sono relazioni profonde di ascolto oppure sono interconnessioni? (verso l’interno) che tipo di osservazione stiamo facendo? Stiamo dando un giudizio o siamo oggettivi?
- Il racconto: (verso l’esterno) i social e il web ci stimolano a raccontarci e a leggere i racconti degli altri. Ma tutto funziona se vi è reciprocità, altrimenti siamo in una situazione disequilibrata. Come racconterersi quello che hai osservato? Quali parole utilizzi nella tua narrazione? Sono giudicanti o stai riportando oggettivamente un’osservazione attenta? (verso l’interno) ti stai scoprendo un* buon* osservat* o, parzialmente/totalmente giudicante?
- “Io”: (verso l’esterno) in questa enorme conversazione il mio “io” che ruolo vorrebbe? Come vorrebbe essere percepito? Cosa sto facendo per farmi percepire così? (verso l’interno) quando leggo e osservo e genero il mio giudizio: da dove nasce questo giudizio? L’ho analizzato? Ne ho percepito le caratteristiche? E soprattutto ne ho percepito il tipo di relazione con la persona? Attenzione che spesso la critica mette in luce un legame “forte”.
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