Come sintetizza ottimamente Balboni Parole comuni culture diverse, Marsilio, Venezia, 1999, p.25, comunicare vuol dire “scambiare messaggi vincenti”.
Se pensiamo quindi alla comunicazione in questa accezione, e analizziamo i tre elementi, ci renderemo conto, come esplicitato in F. Anzalone, F. Caburlotto, Comunicare in rete l’usabilità, Milano, Lupetti, 2002:
• scambiare: la comunicazione è sempre bidirezionale o pluridirezionale; l’etimologia della parola (da communicationem, deverbativo di communicare) indica la condivisione di qualcosa con qualcuno, lo scambio, che inizialmente aveva connotazioni materiali, ma che in seguito è diventato sempre più astratto. Lo stesso Balboni (1999, p. 24) commenta:
La maggior parte della comunicazione è dialogica, ma anche quando è monologica, come in una conferenza, il conferenziere che sa comunicare tiene molto in considerazione il feedback dato dal sorriso degli ascoltatori […] il saggista che sa scrivere si pone il problema della chiarezza concettuale ed espositiva che facilita il compito del lettore […];
• messaggi: il messaggio può essere inteso come l’unità di misura della comunicazione; questa è formata da contenuti verbali e
non verbali, da rappresentazioni grafiche e iconiche, nonché da elementi audio e video;
ed infine,
• vincenti: non si comunica solo per il piacere di farlo, ma per raggiungere degli scopi, siano essi commerciali, scientifici, sentimentali e così via. Balboni (1999, p. 25) sostiene infatti: Si comunica per raggiungere effetti pragmatici ben precisi; nella comunicazione aziendale, “vincere” significa far prevalere il proprio punto di vista […]. In quella accademica si comunica per veder accettato e apprezzato il proprio impianto […]. Nelle istituzioni internazionali si comunica per far prevalere la visione “politica” in senso lato del proprio paese […].
Partendo da questo presupposto, sarà più semplice iniziare a pinaificare la comunicazione e ad organizzarla secondo aspetti precisi.