E se ti dicessi che sono una mamma sbagliata tu come reagiresti? Aspetta prima di trarre delle conclusioni affrettate e prosegui per qualche riga, altrimenti fai il solito gioco di chi commenta dal titolo e dà sfogo alle proprie insicurezze. Sono una mamma sbagliata agli occhi di chi si deve sentire migliore e per farlo deve sminuire gli altri, ma sono davvero una mamma sbagliata, perché non mi sono omologata? Questa è la domanda che mi sono posta tante volte, quando mi hanno fatta sentire così quando mi dicevano che i lori figli dormivano, che camminavano prima della mia, che stavano senza pannolino prima della mia. Sul mangiare no, non potevano dire nulla … anche se poi “non hai letto la bacheca del menu di oggi? Ma se non sai cosa ha mangiato rischi di sballarle la dieta, scusami magari le dai due volte lo stesso cibo, ma che madre sei?”. “No mio figlio legge e scrive benissimo, ha imparato subito, la tua no, dopo un mese di scuola non lo sa fare?”. “Signora, non dovrebbe giocare a questa età, ci sono tante altre cose, perché poi altrimenti … “. E intanto faceva danza tutti i giorni, senza mai cambiare, era coerente, determinata e piena di voglia di fare. Gli altri cambiavano sport una volta al mese. “Io preferisco che una cosa che inizia, la si porta a termine. Poi si può cambiare” le mie risposte “Eh no cara, ti sei mai chiesta se è davvero quello che vuole fare o è solo per il fatto che non ha provato altro? noi le facciamo sperimentare …”. Ed ecco il serpente che si insinua nella mente … e ti fa vacillare, almeno per qualche minuto.
Ho intrapreso un percorso di crescita personale per non lasciarmi ferire dalle parole; per comprendere cosa è bene ascoltare e cosa no, per lavorare sulla mia autostima proprio per riuscire a dosare meglio le parole che arrivano dall’esterno e per usare quelle giuste verso me stessa e verso gli altri.
Potrei raccontarvi milioni di episodi in cui un essere umano si mette in discussione per le parole altrui, ferito, sicuramente e con una sensazione di inadeguatezza … se solo si lasciasse toccare da quelle parole! Eh sì, se non decidesse di ascoltare il proprio cuore e di seguire il proprio “buon senso” dato da letture, ricerche, ascolto di testimonianze e soprattutto se non guardasse negli occhi la propria creatura, se non la ascoltasse in ogni suo discorso ma anche in ogni suo silenzio; se non la lasciasse vivere le sue esperienze. Sue, proprio così non nostre o vostre, sue!
Ti piace vestirti da principessa perché quel vestito di glitter ti fa sognare e promuove la tua creatività, indossalo! Non è che per questo devi essere una principessa delle favole, puoi essere Violante con un vestito speciale.
Ed eccoci qui “Non vuoi un principe azzurro? Non ti piacciono le storie di principi e principesse? Forse c’è un problema! Cosa è piccolo blu e piccolo giallo? La storia di un pallino di pittura? o Topo Federico che sogna e non sente il rigido inverno? Non è il modo corretto di affrontare la vita!”.
Comunicare consapevolmente connessi significa avere rispetto, conoscere l’importanza delle parole e mettersi sempre in ascolto prima di pensare di condividere un pensiero, troppo spesso, non richiesto.