In molti durante i corsi mi hanno domandato che strumento utilizzare; in molti mi hanno chiesto dei consigli in merito alle offerte sul mercato. Ho pensato di rispondervi attraverso delle interviste … Da oggi nasce la sezione INTERVISTA A … Buona lettura
Incontriamo Marcella Cardini, Direttore del Centro di Documentazione Giornalistica per scoprire l’evoluzione di uno degli strumenti più utilizzati dai professionisti della comunicazione che vede la luce per la prima volta nel 1968. Dopo corsi e workshop e giornate intensive in cui vengono spiegate le metodologie di scrittura, e di operatività di un ufficio stampa, spesso i giovani addetti stampa si ritrovano a dover iniziare il lavoro senza un reale carnet di contatti. E soprattutto senza una visione generale delle testate a loro disposizione. In questo post proponiamo uno strumento utile ed economicamente non troppo impegnativo per un neofita.
Che cos’è l’Agenda del giornalista? E perché consigliarla a chi si accinge a lavorare nella comunicazione? – L’Agenda del Giornalista è uno strumento professionale dedicato a chi lavora nel campo della comunicazione e dell’informazione. Con un lavoro di aggiornamento costante offre una dettagliata fotografia del mondo dei media, dalle testate giornalistiche agli uffici stampa, dalle emittenti radio-televisive alle aziende, fornendo tutti i riferimenti utili delle redazioni giornalistiche e dei responsabili della comunicazione. Per il settore delle relazioni pubbliche si trovano i contatti diretti delle strutture di comunicazione di aziende private ed enti locali, istituzioni e associazioni di categoria. È certamente una risorsa concreta per chi lavora nel settore, dai giornalisti agli addetti stampa, per trovare ed utilizzare numeri e mail degli interlocutori giusti in ogni occasione di lavoro. Molto spesso chi si accinge a lavorare nel settore degli uffici stampa ha sempre il “panico della prima telefonata in redazione”, la paura di non sapere riassumere correttamente l’informazione, la paura di disturbare il giornalista, la paura di non parlare con la persona interessata. Perché i giornalisti apprezzano questo strumento?– Perché consente di individuare i referenti che di volta in volta occorre raggiungere per diffondere un comunicato stampa o organizzare un evento, e in più, molto spesso, ne indica tanti altri, rendendo più ampio il target corretto per una campagna di comunicazione o un progetto di marketing. Tutto ciò consente di guadagnare tempo e di svolgere il proprio lavoro con precisione. Stiamo parlando di uno strumento costantemente aggiornato, non solo nei contenuti ma anche nella forma che, come dicevamo è nato nel 1968. Quando nasce l’Agenda del giornalista e con che scopo? Le tappe fondamentali? – L’Agenda del Giornalista nasce nel 1968 per dare forma ad un’idea, innovativa per l’epoca. È stata infatti la prima catalogazione dei giornalisti delle redazioni e di quelli iscritti all’Albo, “accolta con favore – scriveva il fondatore Achille Cardini nella prima nota dell’editore – non soltanto dai colleghi ma anche da quanti si occupano di stampa e hanno contatti con giornali e giornalisti”. Già all’epoca l’intenzione annunciata era quella di proseguire anno dopo anno con costanti innovazioni per andare incontro alle esigenze degli addetti ai lavori. Nel 1997 nasce Agenda del Giornalista Mediainonda, che inserisce per la prima volta la mappatura dell’emittenza pubblica e privata, diffusa via etere, via satellite e, successivamente, attraverso il digitale terrestre. Nel 1998 alla collana Agenda del Giornalista viene aggiunto un terzo volume: Internet Mediasurfer, con l’informazione online e i media italiani e internazionali diffusi sul web. Oggi queste due ulteriori parti costituiscono insieme il secondo volume dell’Agenda del Giornalista (www.agendadelgiornalista.it), che esce in versione semestrale a gennaio e a luglio. Nel 2011 abbiamo lanciato l’Agenda del Giornalista Digitale, un grande sforzo e un grande passo per metterci in linea con i tempi. Tutto il database è stato trasferito su una piattaforma, suddivisa in 4 banche dati (giornalisti, media, uffici stampa, comunicatori pubblici), che consente un aggiornamento costante e l’esportazione dei contatti con un click. La comunicazione affascina molti giovani, perché incentivarli a coltivare questa passione e questa professione? Lo chiedo a te perché da sempre nel mondo del giornalismo e nel settore editoriale dedicato proprio alla formazione professionale – Su questo farei una distinzione. Sul piano della passione, o meglio dell’interesse personale, sicuramente la comunicazione ha un ruolo sociale imprescindibile e di rilievo ed è chiaro che utilizzare le potenzialità offerte dai nuovi strumenti, sempre in maniera critica, è utile per essere cittadini informati e parte attiva di una società sempre più globale. Dal punto di vista professionale, il settore della comunicazione è una categoria come le altre all’interno del mondo del lavoro, seppur con alcune anomalie. Da un lato ospita tutta una nuova serie di figure che offrono certamente grandi opportunità di inserimento, dall’altro però rischia di essere sottovalutata la necessità di una formazione specifica e, proprio in virtù del carattere estremamente dinamico del settore, di un aggiornamento costante, con la diffusione della falsa idea che possa essere semplice accedervi per ricoprire ruoli professionali.
Che cosa vedi nel futuro della comunicazione e del giornalismo – Sicuramente nel futuro del giornalismo si continuerà a sviluppare la tendenza già in atto di una sempre più completa democratizzazione dell’informazione, attraverso una linea di partecipazione orizzontale al dibattito. Una prospettiva in cui bisogna riconoscere un ruolo di primo piano ad un’opinione pubblica sempre più consapevole e alle tecnologie informatiche che consentono questo processo. Ci si può immaginare, dunque, un approccio diretto all’informazione e un dialogo sempre più concreto sui fatti.
Ultima domanda: come vedi la figura dei Blogger? – In un panorama estremamente variegato e poco convenzionale, ricco di nuovi mezzi di informazione, i blog assumono un’importanza rilevante dando un contributo di peso alla partecipazione dal basso e alla diffusione delle notizie. In questo contesto si pone però anche un problema di canoni deontologici che, talvolta, non vengono rispettati. Non è un discorso in cui si possono fare delle generalizzazioni, certo, ma è sicuramente una questione da non sottovalutare e da cui non si può prescindere.