Piano editoriale Social How to. La comunicazione non si improvvisa, si analizza, si organizza e si costruiscono le relazioni tra i vari contenuti. Parola di filologa!
Come costruire un piano editoriale social per supportare l’ufficio stampa e le digital PR, un approfondimento a Smau con Francesca Anzalone, PR Manager, docente e autrice del volume Ufficio stampa e digital PR, la nuova comunicazione.
Perché è necessario un piano editoriale? Perché pianificarlo a lungo termine? Condividerlo? Quali i contenuti? E le tempistiche? Ma soprattutto quanti lanci di notizie?
Da queste domande ha preso il via il 25 ottobre alle 15:00 il workshop a cura di Francesca Anzalone, realizzato nell’ambito di Smau l’evento principale di innovazione e digitale rivolto a imprese e professionisti.
Grande successo per il workshop di Francesca Anzalone che ha costruito un workshop di 50 minuti con obiettivi chiari e strategie mirate a condividere una parte del volume Ufficio stampa e digital PR, la nuova comunicazione, per i tipi di HOEPLI. L’obiettivo principale: focalizzare l’attenzione dei numerosissimi presenti tra imprenditori, amministratori delegati, uffici stampa e agenzie sull’importanza di una pianificazione e programmazione efficace su cui apportare il valore aggiunto dell’aspetto editoriale.
“Una redazione non la si improvvisa, i contenuti vanno costantemente bilanciati tra produzione e ascolto, soprattutto se vogliamo sfruttare le opportunità che il digitale ci offre – ha spiegato Francesca Anzalone, PR Manager e Docente e autrice del volume – quello che è fondamentale avere sotto controllo sono tutti i contenuti prodotti fino ad oggi, il messaggio, gli obiettivi chiari su cui costruire la nuova comunicazione e impiegare in modo creativo i materiali di archivio. Tutto questo può avvenire solo se si parte da un’analisi puntuale, dalla ricognizione dei materiali, dalla loro organizzazione e catalogazione per avere poi un codice comune riuscendo a mantenere una coerenza costante”.
Di seguito gli approfondimenti trattati durante il workshop.
Come coordiniamo le attività? Come misuriamo i risultati? Ma soprattutto da dove si parte per costruire, coordinare e supportare tutte le attività?
Ha preso il via così il workshop, tratto dall’APPENDICE A del volume Ufficio stampa e digital PR, la nuova comunicazione, HOEPLI.
Quali sono le fasi operative che portano alla costruzione del Piano editoriale? 1) analisi, 2) raccolta, 3) organizzazione, 4) costruzione del piano editoriale annuale
Ciascun progetto, prodotto o servizio richiede una pianificazione, una strategia e una programmazione dettagliata. Il piano di lavoro deve promuovere la creatività e ottimizzare i tempi a favore del team building diventando così un valore aggiunto. Non un’attività che “naviga a vista” come spesso accade, ma una strutturazione pensata, condivisa e frutto di un confronto importante.
Per questo partire da un lavoro di raccolta informativa e relativa analisi di tutto il materiale a disposizione risulta fondamentale, soprattutto se pensiamo che più ampio è il materiale a disposizione e maggiore è la visione d’insieme che ci permette di aumentare la consapevolezza del nostro messaggio.
Se pensiamo al mercato attuale fatto di conversazioni, ricordando che le persone creano storie e le storie creano conversazioni, da queste premesse siamo in grado di identificare e costruire gli obiettivi. Ma soprattutto siamo in grado di ricordare che i punti di vista attraverso i quali il nostro messaggio verrà recepito sono davvero tanti e quindi che la nostra strategia e il nostro messaggio non potranno essere il frutto di un’unica visione, ma dovranno essere costruiti con un valore aggiunto da parte dell’intero team, ciascuno con il suo punto di vista, la sua esperienza e la sua consapevolezza. Questo aiuterà a diminuire il rischio di fraintendimento o la possibile manipolazione da parte dei competitor meno leali. Un argomento ampiamente trattato e approfondito nel volume a proposito della figura del PR digitale e della sua consapevolezza professionale. La verifica del rischio come controllo qualità dovrà sempre essere una priorità del lavoro, l’identificazione delle criticità un punto centrale di partenza. La chiara consapevolezza del rischio e delle debolezze vi permetterà di costruire una comunicazione ancora più efficace. Rischio che risiede in ciascuna comunicazione, perché attenzione a non cadere nell’errore del “nel mio caso non ci sono rischi”. Il Corporate come il Personal Branding possono diventare fastidiosi quando autoreferenziali, possono generare l’effetto di allontanamento se non abbastanza coinvolgenti, soprattutto laddove manca l’ingaggio. Possono “immobilizzare” la crescita se la pagina non aumenta da mesi! In un mercato conversazionale in cui la comunicazione si sviluppa a livello orizzontale, ovvero dove chiunque può commentare, esprimere un giudizio o promuovere, le competenze diventano verticali e sempre più specializzate. Ciascuno rappresenta quindi un nodo di valore in grado di apportare importanti benefici al messaggio. Verticalità dunque nelle competenze applicata ad una orizzontalità nella fruizione della comunicazione e del messaggio: in altre parole condivisione delle informazioni e dei contenuti. Alla base del lavoro una costante attività di team building, promossa dal coinvolgimento di tutte le figure e una strategia di cooperative working. La figura accentratrice della visione non esiste più in questo mercato e se esiste rappresenta una criticità.
Da dove inizia la nostra analisi? Dalla definizione di obiettivi, target, tempistiche da rispettare (time block) su cui verranno poi costruite le strategie.
Quali documenti devo produrre? Per essere davvero efficace e organizzato il lavoro preparatorio dovrà produrre 10 documenti così suddivisi: 5 schede di lavoro con le relative schede risultati.
Scheda obiettivi, target (elenco dei target che si vogliono coinvolgere), tempistiche (annuale, semestrale, trimestrale, mensile), strategie e riepilogativa generale. A ciascuna scheda corrisponderà un’altra scheda relativa ai risultati: raggiungimento dei risultati mensili, trimestrali, semestrali e annuali per comprendere l’andamento dell’attività e l’efficacia del nostro lavoro che dovrebbe corrispondere poi ad un grafico con una curva di crescita graduale; scheda relativa ai target raggiunti e alla tipologia di coinvolgimento, ciascun risultato sarà il frutto di un’analisi quantitativa comparata ad un’analisi del sentiment. Nella scheda relativa ai risultati delle tempistiche dovremo poter annotare la correttezza della programmazione come conferma o come modifica, il raggiungimento degli obiettivi nei tempi prestabiliti o il rallentamento e soprattutto se su trend positivo anche l’opportunità di potenziare la spinta di accelerazioni. Così come nella scheda relativa alle strategie annotare l’efficacia, la correttezza e in caso la possibilità di accelerazione di alcuni processi.
La comunicazione sarà sempre integrata e avrà una visione globale, non sarà online e offline così come non sarà interna ed esterna. Ciascuno di noi è ambassador del proprio brand. Importante dunque l’ascolto generale di tutti, su cui focalizzare il target, fissare gli obiettivi, pinaificare a medio-lungo termine, identificare le strategie da mettere in atto, raccogliere i materiali come immagini, video, testi, dichiarazioni e mapparli; strutturare le informazioni e su questi identificare i tag, le keyword, le etichette, le categorie. Una mappatura iniziale ad albero, dunque indispensabile su cui creare un codice comune da condividere con tutto il team.
– fine prima parte –