Grazie a Barbara Tamborini per il suo contributo!
In questo periodo unico nel suo genere, in cui nessuno ha in mano il copione migliore e in cui l’incertezza collettiva domina le nostre giornate, abbiamo chiesto a Barbara Tamborini, psicopedagogista e autrice di successo come “costruire la nostra bussola delle emozioni” per affrontare al meglio questo momento.
Abbiamo bisogno di educazione all’ascolto, ancora più di prima sia per noi stessi che verso gli altri, dobbiamo informarci, rispondere alle domande senza tenere focalizzata per troppo tempo l’attenzione sull’emergenza e soprattutto non dobbiamo perdere la gestione delle emozioni. Grazie a Barbara Tamborini per essere con noi e per condividere alcune riflessioni e buone pratiche a supporto della nostra quotidianità.
Come possiamo affrontare questo momento di incertezza collettiva?
Siamo sempre alla ricerca di una visione che ci aiuti a vedere il futuro. E’ normale che in questo momento di incertezza collettiva si senta il bisogno di ricercare punti fermi, informazioni. Il punto è che spesso vengono cambiate, perché stiamo vivendo un periodo unico nel suo genere e nessuno, in questo momento ha l’informazione definitiva. Un adulto con una responsabilità educativa oltre alla necessità ha anche il dovere di informarsi e di diventare anche il “capitano” della sua barca dando punti fermi.
Gli insegnanti in questo momento, ad esempio, hanno un ruolo fondamentale per i ragazzi, li staccano dall’emergenza e offrono loro una progettualità verso il futuro, devono mostrare un futuro, quel futuro che si costruisce “pezzetto dopo pezzetto” con le materie, proprio come avveniva prima. Attraverso la loro presenza sono un legame con la scuola, con la quotidianità. Assume dunque il ruolo di motivatore e mantiene un patto di alleanza nella conoscenza.
Così come il genitore, anche in questo caso deve rispondere alle domande in maniera precisa e puntuale, senza però mantenere troppo alta l’attenzione sull’emergenza.
Come vedi la tecnologia in questo momento?
Questo momento ci fa vedere la tecnologia come risorsa, uno strumento a disposizione che supplisce un momento di privazione. Il fattore umano è al centro, anche nell’ambito della tecnologia, se manca il fattore umano lo strumento diventa povero. E’ importante riconoscere il ruolo della tecnologia come strumento.
Progettualità e ascolto attivo: come possiamo rimanere connessi con noi stessi e con gli altri?
Le relazioni diventano un valore ancora più profondo, rispettando le fragilità nostre e degli altri. Il consiglio è quello di osservare da punti di vista differenti, di rispettare le fragilità e di tenere alta l’attenzione verso la solidarietà. Creare connessioni che aiutano, supportano per noi e noi per gli altri. verso una progettualità. Una progettualità anche sul come vogliamo ripartire.
C’è un volume tra i tuoi numerosissimi successi che consiglieresti in questo momento?
“Sono Francesco” lo trovo molto attuale. Si pone domande di senso, un ragazzo del liceo con il carisma di Francesco d’Assisi. Un giovane rivoluzionario che risponde alla domanda che ci siamo posti: “Se Francesco d’Assisi dovesse nascere oggi, come sarebbe?”.